Quella strana voglia di...
Perché è così difficile darsi una misura nell’assunzione del cibo?
Per il cervello mangiare è come fare l’amore; esiste, infatti, nell’area
ipotalamica una vera è propria centralina del piacere che regola la
produzione e la circolazione di un mediatore chimico: la dopamina, in
grado di indurre benessere e appagamento. Ma cosa stimola il
cervello a secernere questa sostanza? Due sono gli stimoli: il
cibo e l’eros, qui l’eros non è inteso, solo, come piacere fisico ma
come desiderio d’integrazione del dare e dell’avere che ognuno di noi si
porta dentro.
Il cibo e la gola, dunque mettono in scena un tema che alimentare non è, ma è radicalmente esistenziale, perché va alla radice dell’accettazione o del rifiuto della propria esistenza e della propria capacità di amarsi e sentirsi amati.
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Nella nostra società dominata dalle immaginiin cui spesso il superfluo è presentato come necessario, l’aspetto fisico è iperinvestito di significato: ciascuno si presenta agli altri sapendo che sarà giudicato innanzitutto in base alla propria immagine. E con ogni probabilità un’immagine non conforme agli attuali “striminzitissimi” canoni di bellezza diverrà un giudizio negativo sull’intera persona: si arriva, in altre parole, ad associare la propria (e altrui) identità all’immagine fisica, coprendo con un effetto “alone” tutti gli altri contenuti dell’individuo, le sue peculiarità e potenzialità. La ricerca della forma fisica perfetta diventa pertanto un obiettivo primario, sovente un’ossessione. La cura del corpo, in realtà, entro una certa misura, esprime sicuramente sia un rapporto armonico con sé stessi che interesse nella relazione con l’altro, ma quando si trasforma in un’attenzione spasmodica, allora, denota la non accettazione di sé e può portare ad assumere una serie di atteggiamenti e comportamenti che compromettono la serenità e la gioia di vivere, minando la nostra stessa salute. Ci si ritrova, senza rendersene conto, in un rapporto di amore-odio verso il cibo, per cui si comincia a guardare con sospetto al pezzo di pane o alla goccia d’olio e il rischio è di trasformare il cibo in un qualcosa che perseguita il corpo e la mente! In Italia il 2,3% della popolazione soffre di anoressia nervosa, l’1% di bulimia nervosa e il 6% di disturbi del comportamento alimentare non specificati; l’età inoltre delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare si sta allargando anche a ai 40 anni. La dottoressa Marotta psicologa/ psicoterapeuta ci mette in guardia, tuttavia, dall’individuare nei media, che ci propongono corpi perfetti, gli unici responsabili del diffondersi di squilibri alimentari: ci si può porre, infatti, anche in modo più critico nei confronti di questi modelli, prendendo consapevolezza del proprio modo di essere e di esistere. Puntare il dito sui media allontana l’attenzione dalle logiche emotive che rappresentano il terreno in cui vanno ricercate le origini del disagio, che si manifesta, poi, nel rapporto col cibo. E ci ricorda: “Si fa di tutto per piacere… ma quanto per piacersi? La bellezza è davvero così importante o conta di più essere sicuri di sé e del proprio fascino? In realtà più ci si piace.. e più ci si fa piacere!”. |
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